Dopo l’Elba, Pianosa è l’Isola dell’arcipelago che conserva le maggiori tracce archeologiche e storiche. Circa 15000 anni fa Pianosa era congiunta all’Elba e al continente, ed è probabilmente in questo periodo che i primi uomini sono arrivati sull’Isola. Sono numerose le tracce di insediamenti e sepolture del Paleolitico e Neolitico.
Gli etruschi non hanno lasciato tracce, in quanto erano interessati ai metalli e Pianosa non ne possiede, mentre le tracce Romane sono numerose, importanti e ancora molto ben leggibili: è stato questo infatti il periodo di massimo splendore storico per l’isola.
Le testimonianze più importanti di questo periodo sono:
- i resti della Villa di Agrippa Postumo, con la parte termale ancora ben conservata;
- le numerose peschiere, sopratutto nella zona del porticciolo e di Cala Giovanna;
- le saline;
- l’acquedotto della sorgente della Botte;
- i numerosi pozzi;
- il Porto Romano e numerosi resti di relitti e dei loro carichi sotto il livello del mare.
- Di grande importanza storica sono anche le Catacombe di Pianosa, che si trovano sotto il paese, alle spalle del Porticciolo.
Come spesso accade non abbiamo testimonianze del periodo medievale: tra il 1000 ed il 1300 Pianosa è sempre stata contesa tra le Repubbliche Marinare di Pisa e Genova, con un netto predominio temporale dei Toscani, che sull’Isola edificarono una cittadella fortificata e altre strutture difensive.
E’ comunque evidente che la costituzione morfologia ha condizionato tantissimo la storia dell’Isola, in quanto un territorio così piatto era praticamente indifendibile in caso di attacco: questo ha causato, soprattutto durante il periodo delle scorrerie saracene, l’impossibilità di sviluppare una comunità residente su Pianosa.
Nel 1814 Pianosa venne annessa da Napoleone al suo Principato Elbano, nel 1858 fu sottoposta al Granducato di Toscana, che vi insediò un piccolo carcere.
Nel 1861, con l’annessione al regno d’Italia, viene istituita la colonia agricola penale che ne caratterizzerà gli ultimi 150 anni di storia.
Pianosa è disabitata da quando nel 1998 ha chiuso il carcere, da allora oltre ai detenuti, hanno abbandonato l’Isola, anche le guardie, i loro familiari e i pochi civili che vivevano sull’Isola.
Oggi l’Isola è sotto la tutela del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e sono consentite solo visite guidate a numero chiuso.
Il carcere di Pianosa
IL 1871 è un anno molto importante per Pianosa, in quanto il Cavaliere Leopoldo Ponticelli diventa il secondo direttore della colonia agricola penale.
Ponticelli restò direttore per più di venti anni ed è a lui che si deve l’elegante struttura architettonica di Pianosa, , ispirata allo stile “eclettico”,che ancora oggi affascina i visitatori.
L’isola divenne una colonia agricola penale modello, dove i reclusi venivano rieducati attraversi il lavoro dei campi, bonificando le fertili pianure e ottenendo prodotti agricoli di ottima qualità.
Ponticelli divise la struttura carceraria in vari poderi (diramazioni) distribuiti sul territorio Pianosino, dove i detenuti avevano una qualità di vita eccellente, soprattutto se paragonata alle altre strutture di reclusione dell’epoca.
Durante il ‘900 gli eventi legati all’ultimo conflitto bellico sono stati marginali, l’unica vera piaga è stata la tubercolosi: infatti in passato si pensava erroneamente che il mare avesse effetti benefici sulla stessa, per questo motivo furono portati a Pianosa numerosi detenuti tubercolotici.
Di Pianosa si torna a parlare negli anni ’70 quando, per volere del Generale Dalla Chiesa, viene istituito il Supercarcere, ottenuto trasformando la diramazione Agrippa in un carcere di massima sicurezza,dove nel 1977 vengono reclusi alcuni dei brigatisti più famosi tra cui Curcio, Moretti e Senzani.
Con la nascita del Supercarcere “inizia la fine” della colonia agricola penale di Pianosa. Alla fine degli anni ’80 si inizia a parlare della chiusura del carcere, i terroristi lasciano l’Isola e rimangono soltanto un centinaio di detenuti in semilibertà, ma, quando la chiusura definitiva sembrava ormai imminente, nel 1992, a seguito degli attentati mafiosi ai magistrati Falcone e Borsellino, il governo riapre immediatamente il carcere di massima sicurezza e, nel mese di luglio vengono condotti a Pianosa alcuni dei principali “Boss” tra cui Greco, Calò, Santapaola, Madonna e Vernengo.
L’Isola, come mai prima, diventa una fortezza inaccessibile, con vincoli e controlli rigidissimi, e con questo regime rimane fino al 1997, quando l’ultimo mafioso viene trasferito.
Nell’Agosto del 1998 il carcere di Pianosa chiude definitivamente e rimane soltanto come presidio della casa di reclusione di Porto Azzurro